6 août 2009

Lagrange, nel Panthéon degli grandi uomini in Francia

Giuseppe Luigi, comte de Lagrange (Giuseppe Lodovico Lagrangia in Italiano), 25 Gennaio 1736, Torino - 10 aprile 1813, Parigi. Nominato molto giovane, professore alla scuola di artiglieria di Torino nel 1755, vi crea, nel 1758, l’Accademia di Torino. Trasferito a Parigi, dove aveva pubblicato sua “Mécanique analytique” (1787), poco prima della Rivoluzione Francese, deve a suo genio di scappare alle misure di repressione contro gli stranieri. Alcune leggi speciali del "Comité du salut public" gli permettono di continuare ad esercitare le sue funzioni. Famoso per avere introdotto il metodo analitico nel campo della geometria, ha studiato comunque tutti i campi della matematica e ci ha lasciato importanti lavori sia in geometria, sia in trigonometria sia in mecanica. Lagrange é probabilmente uno dei più grandi uomini di scienza del XVIIIe secolo. E’ il padre del teorema sulla teoria dei gruppi, del teorema sulle frazioni continue, l’equazione differenziale, la funzione di Lagrange, le equazioni in mecanica analitica. Lagrange elabora il sistema metrico con Lavoisier durante la Rivoluzione. Partecipa alla creazione dell’École Normale (1795), dell’École polytechnique (1794) dove insegna a partire dal 1797. La fama rimase immutata sia durante la Rivoluzione che sotto Napoleone Bonaparte che consolidò la sua posizione: gli diede la Légion d'Honneur. Lagrange fu eletto anche Senatore in Francia e conte dell'impero. Pochi sanno che, morto nel 1813, é stato nel Panthéon a Parigi.

4 août 2009

Ugo Foscolo, odio e ode a Bonaparte !


Niccolò Ugo Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, Londra, 10 settembre 1827), il poeta e scrittore italiano, uno dei principali letterati del Neoclassicismo e del Preromanticismo é stato, pochi lo sanno, un fervore difensore di Napoleone. La discesa del giovane Generale in Italia accende l’entusiasmo politico del poeta, che si impegna per la causa rivoluzionaria. Quando Napoleone cede Venezia all’ Austria con il Trattato di Campoformio (1797), la delusione di Foscolo è grande. Continuerà a seguire gli eserciti Napoleonici, ma il suo atteggiamento diventerà sempre più antifrancese. Tuttavia, pur avversando il dispotismo Napoleonico, Foscolo ne comprende l’importanza storica e riconosce la sua funzione nel merito di aver svegliato in Italia la coscienza nazionale e l’ansia di libertà. A Napoleone Bonaparte liberatore è la prima ode scritta dal giovane Foscolo che venne stampata verso la fine del 1799 durante l'assedio di Genova. Premessa all'ode vi era una lettera dedicatoria rivolta al Primo Console, nella quale il poeta lo esortava ad accorrere in aiuto agli italiani e a non lasciarsi tentare dalle seduzioni della tirannide (v. sotto).

L'ode è composta da nove strofe, ciascuna di ventisei versi, endecasillabi e settenari. Nell'ode viene invocata la dea Libertà che è fuggita da Roma al tempo della tirannia, perché ispiri il poeta in questo felice momento, in cui non viene più considerato un delitto dire la verità. La dea giunge in Italia inneggiata dal canto dei combattenti, tra i quali uno sfodera la spada e, preceduto dalla Gloria e seguito dalla Vittoria e dalla Fama, fa strage. Il poeta si chiede che cosa ha spinto la dea a giungere in Italia, che una volta era regina ed ora è schiava, da riva straniera. Roma, dice il poeta, ha assistito al rovesciamento dei troni, ha visto insediarsi nuovi Neroni e nuovi imperi costruiti sulle stragi, sulla violenza e il peccato fino a quando Dio disse "non più!". Ma l'Italia non si è liberata dai livori e dalla schiavitù e Roma e Firenze invocano la libertà, mentre le altre regioni si dilaniano nelle lotte interne e Torino tenta inutilmente di liberarsi dalla prigionia. Ma la Libertà chiama alle armi e infonde forza al suo giovane eroe che abbatte ogni ostacolo e così dalla Francia si diffonde ovunque il nome "Libertà". Mentre l'Italia brucia nella guerra e la Germania è pronta a spiccare il suo volo rapace, essa viene vinta e il novello guerriero, incitando e vincendo, occupa il suolo alemanno e doma la pontificia Roma portando la Libertà all'Italia che, non più soffocata dalla tirannide, vive serena retta da buone leggi godendo nuovamente di ricca agricoltura e di commercio. L'ode termina con un invito alla Virtù, perché non esiste Libertà né amor patrio senza di essa e lo straniero è sempre in agguato.



A BONAPARTE.

Genova, 5 agghiacciatore, anno VIII.


Io ti dedicava questa Oda quando tu, vinte dodici giornate e venticinque combattimenti, espugnate dieci fortezze, conquistate otto provincie, riportate centocinquanta insegne, quattrocento cannoni e centomila prigionieri, annientati cinque eserciti, disarmato il re sardo, atterrito Ferdinando IV, umiliato Pio VI, rovesciato due antiche repubbliche, e forzato l'imperatore alla tregua, davi pace a’ nemici, costituzione all'Italia, e onnipotenza al popolo francese. Ed ora pur te la dedico non per lusingarti col suono delle tue gesta, ma per mostrarti col paragone la miseria di questa Italia che giustamente aspetta restaurata la libertà da chi primo la fondò. Possa io intuonare di nuovo il canto della vittoria quando tu tornerai a passare le Alpi, a vedere, ed a vincere! Vero è che, più che della tua lontananza, la nostra rovina è colpa degli uomini guasti dall'antico servaggio e dalla nuova licenza. Ma poichè la nostra salute sta nelle mani di un conquistatore; ed è vero pur troppo che il fondatore di una repubblica deve essere un despota, noi e per i tuoi beneficj, o pel tuo Genio che sovrasta tutti gli altri dell’età nostra siamo in dovere di invocarti, e tu in dovere di soccorrerci non solo perchè partecipi del sangue italiano, e la rivoluzione d'Italia è opera tua, ma per fare che i secoli tacciano di quel Trattato che trafficò la mia patria, insospettì le nazioni, e scemò dignità ai tuo nome.
E’ pare che la tua fortuna, la tua fama, e la tua virtù te ne abbiano in tempo aperto il campo. Tu stai sopra un seggio donde e col braccio o col senno puoi restituire libertà a noi, prosperità e fede alla tua Repubblica, e pace all'Europa.

Pure nè per te glorioso, nè per me onesto sarebbe s'io adesso non t'offerissi che versi di laude. Tu se’ omai più grande per i tuoi fatti che per gli altrui detti: nè a te quindi s’aggiugnerebbe elogio, nè a me altro verrebbe tranne la taccia di adulatore. Onde t'invierò un consiglio, che essendo da te liberalmente accolto, mostrerai che non sono sempre insociabili virtù e potenza, e che io, quantunque oscurissimo, sono degno di laudarti, perchè so dirti fermamente la verità.
Uomo tu sei e mortale e nato in tempi ove la universale scelleratezza sommi ostacoli frappone alle magnanime imprese, e potentissimi incitamenti al mal fare. Quindi o il sentimento della tua superiorità, o la conoscenza del comune avvilimento potrebbero trarti forse a cosa che tu stesso abborri. Nè Cesare prima di passare il Rubicone ambiva alla dittatura del mondo.
Anche negli infelicissimi tempi le grandi rivoluzioni destano feroci petti ed altissimi ingegni. Che se tu aspirando al supremo potere sdegni generosamente i primi, aspirando alla immortalità, il che è più degno delle sublimi anime, rispetterai i secondi. Avrà il nostro secolo un Tacito, il quale commetterà la tua sentenza alla severa posterità. Salute.



UGO FOSCOLO.




29 juillet 2009

République Cisalpine, en attendant l'unification...

Avant de devenir une République, l'Italie aura traversé différentes étapes et un long processus d'unification. La République cisalpine, fondamentale dans l'histoire de l'Italie, est une «république sœur» créée le 27 juin 1797 par le général Bonaparte, par la réunion des républiques cispadane et transpadane. Elle prit le nom de République italienne le 26 janvier 1802, puis de Royaume d'Italie le 17 mars 1805. Après avoir battu les alliés Autrichiens et Sardes et imposé l'Armistice de Cherasco (28 avril 1796), le Général Bonaparte décide de donner son empreinte au paysage politique de l'Italie. Il crée au nord du Pô la république transpadane et au sud du Pô la république cispadane. Le 29 juin 1797, ces deux républiques s'unissent pour devenir la République cisalpine, à laquelle Brescia, Mantoue, Ferrare et la Romagne s'unirent plus tard. La nouvelle république s'agrandit encore, le 22 octobre 1797, de la Valteline et des comtés de Chiavenna et Bormio. Cette république, avec Milan pour capitale, est "calquée" sur le modèle français. Elle est dirigée par un directoire composé de cinq membres assisté d'un Grand Conseil. Un traité signé le 21 février 1798 impose à la république l'entretien d'une armée française de 25 000 hommes, d'une armée nationale de 22 000 hommes et le versement de 18 millions. L'Autriche, par le traité de Campoformio (17 octobre 1797) reconnait la République cisalpine et obtient en échange les débris de la république vénitienne, née le 29 juin 1797. La République cisalpine disparait au printemps 1799 lorsque Milan fut reprise par les Austro-Russes. Le territoire est divisé en départements, comme en France. Les électeurs élisent deux conseils : celui des Séniors et celui des Juniors. Le premier est composé 40 à 60 membres et a pour rôle l'approbation des lois et de promouvoir d'éventuelles variations de la charte constitutionnelle, le second est formée de 50 à 120 membres et a la fonction de proposer les lois. Le directoire est formé de cinq ministres et représente le pouvoir exécutif. L'autorité suprême reste au commandant des troupes françaises en Lombardie. A noter l'adoption du calendrier français. Le 8 juillet 1797 la constitution cisalpine est adoptée, modelée sur celle française de 1795. Le directoire local est occupé par des hommes politiques  tels que Serbelloni et Melzi d'Eril, alors que dans le corps législatif sont nommés des personnages comme Pietro Verri et Giuseppe Parini et des scientifiques comme Alessandro Volta et Lorenzo Mascheroni. Au cours de la deuxième campagne d'Italie, la république cisalpine est dissoute après la défaite du général Moreau à Cassano d'Adda par les armées austro-russes. La coalition entre dans Milan le 28 avril 1799. Mais la victoire de Marengo le 14 juin 1800 permet à la république cisalpine d'etre restaurée. Le traité de Lunéville (9 février 1801) fixe sa frontière orientale sur l'Adige. Renommée République italienne le 26 janvier 1802, Bonaparte se fait proclamer président à la consulte de Lyon, Francesco Melzi d'Eril étant vice-président. L'objectif de Melzi est de se libérer de la présence napoléonienne pour unir la péninsule. Melzi d'Eril est entouré d'hommes fidèles tels que Ferdinando Marescalchi, Giuseppe Prina et Alessandro Trivulzi, mais il doit subir les attaques de Murat, qui commande de l'armée française en Italie et fait tout pour le discréditer auprès de Napoléon. La Cisalpine espère alors s'agrandir à l'ouest, du côté du Piémont et de l'État de Parme, Plaisance et Guastalla. Le Premier Consul français en décide autrement et décrète l'annexion du Piémont (11 septembre 1802) et de Parme (9 octobre), puis du Latium, de l'Ombrie et de la côte tyrrhénienne à la France. La république cisalpine, devenue république italienne, prend fin le 18 mars 1805 lorsque Napoléon proclame le Royaume d'Italie après avoir été couronné empereur. Il en devient roi, avec Eugène de Beauharnais pour vice-roi. Le royaume subsiste jusqu'à la révolte de la fin avril 1814, le vice-roi Eugène de Beauharnais renonçant alors à succéder à Napoléon. En avril 1815, le roi de Naples, Joachim Murat, prenant la tête d'une armée de libération de l'Italie, réoccupe les parties méridionales et centrales de l'ancien royaume d'Italie. Mais dès le mois suivant, après la défaite de ses armées à Tolentino (2-3 mai 1815), Murat est obligé de se retirer dans son royaume, qu'il doit lui aussi quitter le 25 mai pour rejoindre la France.La république cisalpine hérite des couleurs de la république cispadane, le vert, le blanc et le rouge, née des idées jacobines et napoléoniennes. Tout changera à la restauration, mais le processus d'unification est irrémédiablement enclenché.


27 juillet 2009

Association Belge Napoléonienne A.S.B.L

Ils se définissent « Sentinelle de l’histoire », et de fait, ils oeuvrent pour sauvegarder et maintenir vivante la recherche Napoléonienne. Eux, ce sont les membres de l’Association Belge Napoléonienne qui existe officiellement depuis le 5 mai 1979 (le 5 mai, date importante...). Constituée en Association Sans But Lucratif (A.S.B.L.), avec son siège social à Fleurus (haut lieu de l'histoire), ils effectuent un véritable travail de mémoire, pour rendre l’histoire compréhensible à tous, sans tomber dans l'inévitable piège du récit des grandes heures de la Révolution Française, du Consulat ou encore des Premier et Second Empires.

Leur objectif défini est celui d’inviter leurs lecteurs à un voyage virtuel dans le temps par "la simple imagination de la pensée". Leurs moyens d'action sont ceux d'une équipe motivée, dévouée à l'histoire et ...bénévole. Ils sont armés d'un comité de rédaction, de disciplines uniques (la polémologie ou l'étude de l’impact des guerres sur la société, la phaléristique ou l'étude des distinctions honorifiques, la vexillologie ou l'étude des emblèmes, des drapeaux, etc.), d'un vaste programme culturel et pédagogique et d'une ambition qui mérite le respect du milieu Napoléonien. S'ils passent par hasard à Cherasco en avril, qu'ils sachent qu'ils auront une place de choix au bivouac...Pour plus d'infos: http://www.abnapoleon.be/.

23 juillet 2009

Bicentenaire de la bataille de Wagram, Marchegg 2009



Marchegg, Autriche, 17-19 Juillet 2009. Un voyage avec la 40ème pour commémorer le bicentenaire de la bataille de Wagram. Une virée en voiture pour retrouver 1000 soldats en uniforme, passionnés de reconstitution historique. De tous horizons, à cheval, à pied, équipés de canons, fusils, sabres, pistolets, peu importe, pourvu qu'on y soit. Un bivouac de grande envergure, un public surpris, étonné, enthousiasmé de découvrir l'histoire, son histoire. L'Europe réunie à Marchegg, prés de la réserve naturelle qui accueille chaque année les cigognes. Ambiance bivouac, avec les Russes et les Polonais aux prises avec la bouteille (les bouteilles), les Français (des vrais, mais aussi des Français de coeur en provenance d'Italie, de Malte, d'Ukraine, d'Angleterre, de Suisse,  etc.) qui entonnent leurs chants napoléoniens, les Autrichiens nostalgiques de Franz Joseph qui martellent leurs tambours et, en coeur, disciplinés, reprennent les chants de 1809 .  La bière coule à flot, les saucisses et les frites font bon ménage dans l'assiette en bois. Le temps s'est arrété, on a laissé la modernité hors l'enceinte du chateau. En attendant, pour faire plus vrai, le temps s'est fait autri-chien, la pluie dégouline dans la tente, la paille est mouillée, l'uniforme prend l'eau. Qu'importe, l'organisation est impeccable, la bataille somptueuse, le public ravi. Le retour en voiture, 1200 km vers le Piémont, est harassant; partis à 18 heures, on arrivera à 6 heures, pour etre au boulot à 8 heures, comme si de rien n'était, des reves pleins la tete. 

26 mai 2009

Napoléon couronné roi d'Italie le 26 mai 1805 à Milan

La période de Napoléon en tant que chef d'Etat à la tête de l'Italie débuta en janvier 1802, lorsque les membres de la Consulte d'État chargée de trouver un président à la nouvelle République Italienne, persuadèrent le premier consul d'assumer cette charge. Napoléon ne pouvant se partager entre la France et l'Italie, choisit un vice-président, Francesco Melzi d'Eril, et un représentant résident à Paris, Ferdinando Marescalchi. Ainsi, l'Italie ayant à sa tête le maitre de la France (et de l'Europe), avec une forte présence de troupes françaises stationnées sur son territoire, prenait la forme d'un protectorat français, qui n'allait pas tarder d'inquiéter les autres puissances européennes, et plus particulièrement l'Autriche en raison de ses ambitions sur l'Italie du Nord. Lorsque Napoléon fut proclamé empereur des Français le 18 mai 1804, il devint évident, pour les Français comme pour les Italiens, que l'Italie ne pouvait demeurer longtemps une république. Aussi, le 17 mars 1805, presq'un an après la création de l'Empire Français, la République italienne devint un royaume, l'ébauche de ce que sera le royaume de l'Italie unifiée, puisque ce premier royaume d'Italie ne recouvrait que la Lombardie et l'Emilie-Romagne, avec Napoléon comme souverain. Cette décision politique se concrétisa formellement par le couronnement du nouveau roi à Milan, le 26 mai, cérémonie au cours de laquelle Napoléon, recevant la Couronne de fer, réaffirma ses références carolingiennes en reprenant les mots de Charlemagne (« Dio me l'ha data, guai a chi me la tocca ! »).

27 avril 2009

Les lieux de la 1ère campagne d'Italie (1ère phase, jusqu'à l'armistice de Cherasco)

De la première campagne d'Italie, première phase, il reste encore quelques traces que l'on peut trouver dans les endroits suivants:
Cherasco: Palazzo Salmatoris, plaque commémorative de l'armistice du 28.04.1796. Le Général y séjourna du 26 au 29.04.1796.
Montenotte: dans le centre, monument datant de 1996 relatif à la bataille du 12 avril 1796 (a 200 m de cascina Cacinezza)
Millesimo: QG de Bonaparte le 13 avril 1796; plaque commémorative dans le palais municipal
Cosseria: dans lec ruines du chateau, battaille du 13-14 avril 1796. Plaque commémorative à Bonaparte, Augereau, Quenin, Del Carretto
Carcare: QG de Bonaparte sur la petite place, au N° 18 , plaque commémorative (bibliotecario fausto conti)
Lesogno (Mondovì): au centre du village, au chateau, QG de Bonaparte du 19 au 24 avril 1796
Mondovì: au chef-lei "La scapita", cascina de l'évèque où se trouvait Bonaparte durant la battaille du 22 avril 1796; Piazza maggiore / palazzo di giustizia, plaque à la mémoire de F. del Carretto
Carrù: Via Mazzini 22, plaque au QG de Bonaparte (23-24 avril)

24 avril 2009

40ème régiment d'infanterie de ligne

Le 40e régiment d'infanterie de ligne (ou 40e RI) est une unité de l’armée française créée en 1598 à partir des bandes du Perche. Il participa valeureusement aux Guerres de la Révolution et de l'Empire. Présent en particulier à la Guerre d'Indépendance des Etats -Unis, à l'Armée d'Italie (Caldiero, Arcole, Chiusella, Montebello, Marengo), à Ulm, Austerlitz, Iéna, il s'est également couvert de gloire à la Guerre d'Espagne de 1808-1814, à la campagne de 1806 en Prusse et Pologne, etc. Sa devise est simple, concrète, forte: "Je meurs ou je m'accroche".

On ne peut évoquer le 40éme sans parler d'un de ses plus illustres protagonistes, le chien Moustache qui accompagnait la Grande Armée dans toutes les campagnes. De race Barbet, né en Normandie vers 1799, le jeune chien voit passer un régiment de grenadiers qui marche au son du tambour et le suit jusqu'à la caserne, celle de la 40ème demi-brigade de ligne en garnison à Caen. Le chien est immédiatement adopté et servira sous les drapeaux, mettant à disposition son fin odorat pour aider à retrouver ses compagnons disparus. En 1810, vieux de la vieille, Moustache est fait vétéran de la Grande Armée. Au printemps 1811, le 40ème de ligne se bat à Badajoz contre les Espagnols. Le 11 mars 1811 "Moustache" est touché par une balle de canon et meurt au champ d'honneur. Il sera enterré sue les rives venne du Rio Guardiana. En 1814 la tombe est profanée par les Espagnols... mais "Moustache" est entré dans la légende, comme symbole d'abnégation, de devoir et de sacrifice. Au cimetière canin d'Asniéres sur Seine, le 11 mars 2006 une plaque commémorative a été déposée an souvenir de ce brave Moustache.

Aujourd'hui, le 40 ème est dignement représenté par les amis Piemontais: Paola, Claudio, Renss, Maurizio, Luciano, Claudio, Alberto, Franco, Simone, Giancarlo, et tous les autres. Braves, sympathiques, professionels du Reenactment, ils mettent un point d'honneur à prendre soin de leurs uniformes. Leur connaissance et leur dédiction à l'Empire est remarquable. Ils semblent nés pour l'uniforme et le drapeau Français. Braves !
Pour prendre contact avec le 40ème: http://www.40emedeligne.it

22 avril 2009

Les tambours du 1er Régiment de Grenadier à pied de la Garde Impériale

Avec la batterie des Grognards d'Alsace, cela fait trois ans que nous collaborons. Solides, fiables, professionnels, irréprochables dans leurs prestations. Joviaux, rieurs, allègres quand ils sont à table, c'est un plaisir de vivre l'armistice de Cherasco ensemble. Créée le 1er décembre 1991, cette formation est une retombée du bicentenaire de la Révolution Française de 1789 : huit fondateurs de cet ensemble prirent part au défilé des «mille tambours» sur les Champs Elysées au soir du 14 juillet 1989. La vocation du groupe est la sauvegarde des traditions et la promotion et l’enseignement de la pratique du tambour d’ordonnance. Forte de 14 tambours, 2 grosses caisses, 1 cymbaliers, du tambour-major, ainsi que d’une garde au drapeau composée d’un porte-aigle, d’un garde-aigle et d’une cantinière, la formation se présente en uniformes et instruments fidèlement reconstitués selon l’ordonnance d’habillement de la Garde Impériale, si chère à l’Empereur. C'est le 18 mai 1804 que le Sénat décrétait la création d’un empire et nommait Napoléon 1er Empereur des Français. Aussitôt l’Empereur restructurait avec une attention toute particulière sa Garde Consulaire, elle-même issue de la Garde du Directoire, en Garde Impériale. Véritable redoute de granit, elle ne tombera que 11 années plus tard à Waterloo ! Deux Régiments de Grenadiers à Pied sont créés et formeront avec les Chasseurs à Pied " La Vieille Garde". Composée d’hommes robustes, courageux, intrépides et totalement dévoués à leur Empereur, ils formaient l’élite de la Garde Impériale et suscitaient l’admiration de toute « La Grande Armée ». Pour entrer dans les Grenadiers de la Garde, la sélection était rude : 5 ans de service, avoir « essuyé le feu » dans au moins deux campagnes, s’être distingué sur le plan physique et moral, mesurer au minimum 1m75, disposer d’une lettre de proposition du colonel de régiment, visée par l’adjudant-général de la Garde Impériale et approuvée par l’Empereur lui-même ! Une fois entré au corps, la formation durait 6 mois pour apprendre les manœuvres et techniques propres à la Garde Impériale. Doté d’un habillement plus soigné que la Ligne, le Grenadier était quasiment sûr de ne plus aller au feu. On les surnommait d’ailleurs : « Les Immortels » ou « Les loin des balles ! » Le 1er Régiment de Grenadiers ( 1200 bonnets à poils ) assurait, tant en campagne qu’à Paris, la protection de l’Empereur et les services d’honneurs. Il était composé de 2 bataillons de 4 compagnies chacun. A chaque compagnie était affectée deux tambours qui avaient en charge de battre les ordonnances en vigueur : l’appel, la soupe, la distribution du courrier, la générale, le salut des Aigles, la charge, l’assemblée, les cadences de marches, l’extinction des feux etc. Rassemblés en tête de leur régiment, formant ainsi « La Tête de Colonne », ouvrant les défilés et grandes parades de l’Empire ; ces 16 tambours étaient conduits par le tambour-major qui, de 1800 à 1814 s’appelait Jean-Nicolas SENOT. L’Empereur l’avait en haute estime et le décora des insignes de la légion d’honneur en 1806. Triés sur le volet, minutieusement sélectionnés, les Tambours recrutés au 1er Grenadier étaient instruit par le tambour-maître. Véritables « professionnels » de l’époque ( ils remplissaient cette mission à raison de 12 heures par jour ! ) et devinrent rapidement des virtuoses. Aux quartiers, à Paris, ces musiciens assuraient, tout comme la Garde Républicaine d’aujourd’hui, l’ensemble des services d’honneur du 1er Empire. Leurs soldes étaient plus élevées que celles allouées aux grenadiers car ils avaient en charge l’entretien et le remplacement de leurs peaux de tambours (de veau ou d’âne ). Assurés de ne plus aller au combat, leur effectif ne changea plus et la plupart de ces 16 tambours firent plus de 10 années de service au 1er Grenadiers. L’Empereur dictant ses mémoires à Sainte-Hélène dira de sa Garde : « Jamais ! il n’y eu plus bel assemblage d’Hommes Intrépides, que dans ce Corps d’émulation et de récompense, ou l’on était admis qu’avec des qualités physiques et morales longuement éprouvées ! » (d'aprés l'ami Alain VONAU, Tambour-Major).

20 avril 2009

Le 8e régiment de hussards

Par Saint Georges : Vive la cavalerie ! - Par Lassale : Vive les Hussards ! - Par Marulaz : Vive le 8° ! Parbleu, difficile de trouver des musiciens et des hommes de leur valeur. Alsaciens originaires d'Altkirch, ils assurent une prestation remarquable et remarquée lors des manifestations historiques. Un programme musical de grande qualité, une présence unique, une grande attraction pour le public. Les hussards 2009 sont vraiment dignes du 8e régiment de hussards (8e RH), cette unité de cavalerie légère de l’armée française, créé sous la Révolution Française. Créé en 1792, le 8ème se distingua notamment lors des guerres de la Révolution et de l’Empire, puis à la 1ère Guerre Mondiale. On se rappellera leurs multiples campagnes en Autriche, France, Russie, Pologne et les célèbres batailles inscrites sur leur drapeau (1800: Stokach, 1805: Austerlitz, 1806: Iéna, 1809: Wagram, 1918: Aisne, 1918: Marne, 1952-1962: AFN) et des personnages comme Régnaud de Saint-Jean d'Angely, Joseph Bara (le tambour des guerres de Vendée) ou Maurice de Tascher, cousin de Joséphine. Le public de Cherasco ne s'est pas trompé qui leur a réservé une ovation aprés le programme !!!

2 avril 2009

Proclamation de Cherasco


Proclamation à l’armée d’Italie de Napoléon Bonaparte, après les premières semaines de campagne et l’armistice signé avec le Piémont. Elle est datée du 26 avril 1796, et constitue la première proclamation à cette armée, la proclamation de mars 1796 étant probablement un résumé de diverses allocutions


Quartier général, Cherasco, 7 floréal an IV.

Soldats, vous avez en quinze jours remporté 6 victoires, pris 21 drapeaux, 55 pièces de canon, plusieurs places fortes, conquis la partie la plus riche du Piémont ; vous avez fait 17 000 prisonniers, tué ou blessé plus de 10 000 hommes.

Vous vous étiez jusqu'ici battus pour des rochers stériles, illustrés par votre courage, mais inutiles à la patrie ; vous égalez aujourd'hui, par vos services, l'armée de Hollande et du Rhin. Dénués de tout, vous avez suppléé à tout.

Vous avez gagné des batailles sans canons, passé des rivières sans ponts, fait des marches forcées sans souliers, bivouaqué sans eau de vie, souvent sans pain. Les phalanges républicaines, les soldats de la liberté étaient seuls capables de souffrir ce que vous avez souffert. Grâces vous en soient rendues, soldats !

La patrie reconnaissante vous devra sa prospérité ; et si vainqueurs de Toulon, vous présageâtes l'immortelle campagne de 1794, vos victoires actuelles en présagent une plus belle encore. Les deux armées qui, naguère vous attaquaient avec audace, fuient épouvantées devant vous : les hommes pervers qui riaient de votre misère et se réjouissaient dans leur pensée des triomphes de vos ennemis sont confondus et tremblants.

Mais, soldats, vous n'avez rien fait puisqu'il vous reste encore à faire. Ni Turin ni Milan ne sont à vous ; les cendres des vainqueurs de Tarquin sont encore foulées par les assassins de Basseville. Vous étiez dénués de tout au commencement de la campagne ; vous êtes aujourd'hui abondamment pourvus : les magasins pris à vos ennemis sont nombreux ; l'artillerie de siège et de campagne est arrivée.
Soldats, la patrie a droit d'attendre de vous de grandes choses ; justifierez-vous son attente ? Les plus grands obstacles sont franchis, sans doute ; mais vous avez encore des combats à livrer, des villes à prendre, des rivières à passer. En est-il entre vous dont le courage s'amollisse ? En est-il qui préféreraient retourner sur les sommets de l'Apennin et des Alpes, essuyer patiemment les injures de cette soldatesque esclave ?

Non, il n'en est point parmi les vainqueurs de Montenotte, de Dego et de Mondovi.

Tous brûlent de porter au loin la gloire du peuple français ; tous veulent humilier les rois orgueilleux qui osaient méditer de nous donner des fers ; tous veulent dicter une paix glorieuse et qui indemnise la patrie des sacrifices immenses qu'elle a faits ; tous veulent, en rentrant dans leurs villages, pouvoir dire avec fierté : « J'étais de l'armée conquérante de l'Italie ! »

Ainsi, je vous la promets cette conquête ; mais il est une condition que vous jurez de remplir : c'est de respecter les peuples que vous délivrez, c'est de réprimer les pillages horribles auxquels se portent des scélérats suscités par vos ennemis. Sans cela, vous ne seriez pas les libérateurs des peuples, vous en seriez les fléaux ; vous ne seriez pas l'honneur du peuple français, il vous désavouerait. Vos victoires, votre courage, vos succès, le sang de vos frères morts au combat, tout serait perdu, même l'honneur et la gloire.

Quant à moi et aux généraux qui ont votre confiance, nous rougirions de commander à une armée sans discipline, sans frein, qui ne connaîtrait de loi que la force. Mais, investi de l'autorité nationale, fort de la justice et par la loi, je saurai faire respecter à ce petit nombre d'hommes sans courage et sans cœur les lois de l'humanité et de l'honneur qu'ils foulent aux pieds. Je ne souffrirai pas que ces brigands souillent vos lauriers ; je ferai exécuter à la rigueur le règlement que j'ai fait mettre à l'ordre.

Les pillards seront impitoyablement fusillés ; déjà, plusieurs l'ont été : j'ai eu lieu de remarquer avec plaisir l'empressement avec lequel les bons soldats de l'armée se sont portés pour faire exécuter les ordres. Peuples de l'Italie, l'armée française vient pour rompre vos chaînes ; le peuple français est l'ami de tous les peuples ; venez avec confiance au-devant d'elle ; vos propriétés, votre religion et vos usages seront respectés.

Nous faisons la guerre en ennemis généreux et nous n'en voulons qu'aux tyrans qui vous asservissent.

1 avril 2009

Carlo Denina, un italiano alla corte di Napoleone

Primo piemontese a scrivere una Storia d’Italia. Nato in Piemonte, a Revello (Saluzzo) il 18 febbraio 1731 da famiglia modesta, dopo la morte del padre fu avviato al sacerdozio. Allievo del Collegio delle Province di Torino, divenne nel 1753 professore di Umanità al collegio di Pinerolo, e l'anno successivo fu ordinato sacerdote. Allontanato da Pinerolo ed escluso da tutte le regie scuole per aver composto una commedia ritenuta dagli ordini religiosi offensiva, diventò insegnante in altre località piemontesi. Nel 1756 conseguì a Milano, il dottorato in teologia, da cui nacquero i due volumi di De studio theologiae et norma fidei (1758). Tale opera gli procurò il reintegro nei ruoli delle regie scuole, e nel 1758 fu nominato professore a Torino. Entrò in contatto nel 1760 con gli uomini che avrebbero dato vita all'Accademia delle Scienze, nonché con diplomatici stranieri presenti a Torino. Lo stesso anno apparve, con la data del 1761, il fortunato Discorso sopra le vicende della letteratura, seguito nel 1762 dal Saggio sopra la letteratura italiana. Nel 1769 Denina pubblicò a Lucca un periodico dal titolo «Il Parlamento ottaviano, ovvero le adunanze degli osservatori italiani». Il periodico suscitò l'ostilità della Santa sede, e non andò oltre i dodici numeri. Nel 1769 uscì il primo volume del capolavoro di Denina, Delle rivoluzioni d'Italia; del 1770 sono il secondo e il terzo volume. Se per mezzo di quest'opera - più volte riedita - l'autore si rese celebre in Europa e ottenne nel 1770 la cattedra di eloquenza italiana e di lingua greca nell'Università di Torino, i capitoli finali non piacquero negli ambienti ecclesiastici. Denina volle replicare alle critiche con Dell'impiego delle persone, che, bloccato dalla censura, poté vedere la luce soltanto nel 1803, in una situazione ormai completamente mutata. L'intervento della censura impedì anche l'uscita di una Storia del Piemonte cui l'autore lavorò tra il 1773 e il 1776. Nel 1777, avendo tentato di far stampare a Firenze il Dell'impiego delle persone, fu privato della cattedra e relegato prima nel seminario di Vercelli (lo proteggeva il vescovo Costa d'Arignano, futuro arcivescovo di Torino), poi nella natia Revello. Nell'ottobre del 1779 gli fu permesso di tornare a Torino, dove frequentò la Società Sanpaolina, e alla fine del 1781 rientrò nelle grazie del re. Nel 1781-82 diede alle stampe i quattro volumi dell'Istoria politica e letteraria della Grecia. Aveva ormai riacquistato una posizione di prestigio. Ma l'allettante offerta di Federico II di Prussia, che godeva fama di sovrano illuminato, lo indusse nel 1782 a trasferirsi a Berlino, dove divenne membro dell'Accademia prussiana delle scienze. Durante il periodo berlinese, prima e dopo la morte di Federico (avvenuta nel 1786), ebbe una grande attività di produzione relativa agli argomenti più diversi: Lettere brandeburghesi (1786), il repertorio bio-bibliografico La Prusse littéraire sous Frédéric II (1790-91, 3 voll.). Del 1800-1804 è la Geschichte Piedmonts (3 voll.), che riprendeva e rielaborava la Storia del Piemonte composta quasi un trentennio addietro. Nel 1804 Denina passò al servizio di Napoleone, cui già l'anno precedente aveva dedicato il trattato glottologico La clef des langues, e si stabilì a Parigi, dove morì il 5 dicembre 1813. Poco noto è il suo soggiorno parigino; certo non venne mene la sua prolificità di scrittore, come attestano Le rivoluzioni della Germania (Firenze 1804-9, 8 voll., e Milano 1805, 6 voll.), un'opera progettata da oltre vent'anni, e l'Istoria della Italia occidentale (Torino 1809, 6 voll.).

30 mars 2009

Camillo Balossini: Immagini di campi e bivacchi


Si chiama Camillo Balossini, il fotografo di Novara che dalla fine del 2004 si é specializzato nelle riprese fotografiche dei momenti più significativi ed espressivi delle manifestazioni ricostruttive di battaglie, sui campi di tutta Europa. Il suo periodo di predilezione ? Da buon Bonapartista, la rivoluzione Francese e l'impero Napoleonico (Austerlitz, Hollabrunn, Medina de Rio Seco, Malojaroslavets ecc...); in ogni singola immagine, coglie e trasmette non solo l'aspetto puramente spettacolare degli eventi storico-rievocativi, ma anche l'entusiasmo, la passione e la ricerca filologica che pervade l'opera dei rievocatori. Senza dimenticare la valenza storica dell'immagine data dall'assenza (per quanto possibile) di ogni traccia di "modernità"; La rievocazione storica (reenactment), per Balossini, é come una realtà (relativamente recente in Italia, più affermata in altri Paesi) importante, perché in grado di trasmettere – grazie alla cura per la ricostruzione anche dei minimi particolari di uniformi, equipaggiamenti, armi, comandi, manovre – le sensazioni vere di chi si trovò coinvolto in eventi grandiosi e drammatici, che sono alla base della nostra memoria e costituiscono, lo si voglia o no, parte delle nostre radici. Voglia di conoscerlo ? Il 18 e 19 aprile, a Cherasco, una mostra vi svelerà la qualità dell'artista. Lo trovate anche all'indirizzo
milloreenact@gmail.com, http://picasaweb.google.com/millo63/2008CHERASCO

213° anniversario dell’armistizio di Cherasco

Anche quest’anno si svolgerà la manifestazione dedicata a NAPOLEONE BONAPARTE e all’Armistizio di Cherasco, proposta dalla Città di Cherasco, in collaborazione con la Fondazione De Benedetti “Cherasco 1547” (Onlus): sarà il 18 e 19 aprile 2009. L’Armistizio di Cherasco, firmato il 28 aprile 1796, tra il Bonaparte (il generale aveva solo 26 anni quando prese il comando dell’armata d’Italia che in un’inesorabile avanzata avrebbe condotto al grande successo di battaglie e vittorie) e Vittorio Amedeo III di Savoia, in seguito alla Battaglia di Mondovì, metteva fine alla prima fase della Campagna d’Italia e sanciva l’occupazione francese del territorio sud occidentale del Piemonte, dalla Valle Stura ad Alessandria, e delle fortezze di Cuneo, Ceva e Tortona, nonché l’abbandono dell’alleanza con gli Austriaci. A Cherasco saranno due i giorni, sabato e domenica, dedicati alla rievocazione dell’Armistizio, in base al quale la Francia annetteva Nizza, Tenda e la Savoia, e otteneva il libero transito attraverso il Piemonte per le sue truppe al fine di proseguire la guerra contro l'Austria. Come le scorse edizioni, parteciperanno gruppi storici (circa 350 soldati provenienti da tutta Europa, con reparti di artiglieria, fanteria, cavalleria, stato maggiore e vivandiere) che, con armi e uniformi fedeli al periodo storico rievocato, faranno rivivere lo spirito dell’epoca; ma, oltre alla battaglia tra truppe italiane e francesi, che si svolgerà alla domenica pomeriggio, quest’anno ci saranno, per tutto il fine settimana, momenti culturali legati all’evento. La novità di quest’anno è lo spettacolo di “Sons et lumière”, previsto nella serata di sabato 18 aprile, alle ore 21.30, nella piazza dell’Arco del Belvedere, uno spettacolo che riproduce le vicende del periodo napoleonico, dove le immagini proiettate si fondono con l’elemento architettonico. La colonna sonora, composta da brani della Rivoluzione Francese, accompagnerà la video proiezione e narrerà la prima campagna d’Italia del 1796 e la vita di Napoleone Bonaparte. È prevista la partecipazione di circa 25 gruppi storici d’Italia, di Francia e d’Austria che si accamperanno ai margini del Centro Storico, lungo gli antichi bastioni della Città e sfileranno per le vie cheraschesi in diversi momenti delle due giornate, riportando Cherasco all’epoca di quel fine aprile del 1796. Lo scopo è quello di accostare il pubblico e i visitatori, in modo curioso, divertente e attivo, alla Storia: quella di Cherasco in particolare, che è stata per secoli parte integrante della Storia d’Italia.

I dettagli del programma si trovano sul sito http://www.cherasco1796.org/.

Le foto della precedente edizione all'indirizzo http://picasaweb.google.com/millo63/2008CHERASCO